Spin the dawn by Elizabeth Lim

Spin the dawn by Elizabeth Lim

autore:Elizabeth Lim [Lim, Elizabeth]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2021-07-02T12:00:00+00:00


CAPITOLO 20

Il grido di un falco mi destò dai miei sogni. Scattai a sedere, sfiorando lo spiovente della tenda con la testa. Era difficile sentire qualcosa che non fosse l’ululare del vento, eppure ecco che il falco strillò di nuovo. Più forte. Non sembrava lontano.

«Edan!» chiamai, scostando da un lato la coperta.

Nessuna risposta.

Sbucai con la testa fuori dalla tenda. La luna luminosa si stagliava contro il nero di un cielo senza stelle. Non c’era traccia del mio compagno di viaggio, ma il falco si era fiondato dritto su una delle bisacce di Edan. E ora stava volando via con un sacchetto rosso brillante nel becco.

Cominciai a rincorrerlo, ma i cammelli attirarono la mia attenzione. Tiravano le corde, scalciando nella sabbia con gli zoccoli. Stavano cercando di scappare, ma da cosa?

Rimasi immobile. Nessuna tempesta di sabbia all’orizzonte. E non sentivo cavalli nelle vicinanze. Inoltre erano i cavalli ad avere paura dei cammelli, non il contrario.

Predoni? No…

Socchiusi gli occhi, scorgendo delle ombre che si muovevano in branco in lontananza. Mi si strinse il petto.

Lupi.

Erano vicini. Avevo scambiato i loro ululati per il suono del vento. Per l’alito dei demoni, non c’era da stupirsi che i cammelli fossero agitati! Indietreggiai, mentre i loro lamenti coprivano il battito del mio cuore al galoppo.

Mi tremavano le mani mentre frugavo nei bagagli e nella bisaccia di Edan. Libri, carteggi, penne e ancora libri. Amuleti che a me non sarebbero serviti a nulla. Non aveva portato nessuna arma?

Eccola! Un pugnale. Lo tirai fuori ma non fui in grado di sguainarlo.

“No, no, no.”

Riprovai. Ancora una volta non volle cedere.

Il sangue mi schizzò alle orecchie. In preda alla disperazione, tornai di corsa nella mia tenda e cercai fra le mie cose. Seta, raso, lino. Non potevo lanciare una coperta su un branco di lupi, né gettare loro addosso degli aghi.

Fu allora che vidi le forbici.

Mi morsi il labbro. Di sicuro Edan poi mi avrebbe rimproverato per aver perduto i cammelli, ma non potevo lasciare che fossero divorati. Schizzai fuori dalla tenda, tagliai le redini e diedi loro uno schiaffo sulla groppa.

«Ah! Ah!» gridai. «Andate!»

Il fuoco ormai era ridotto a brace, quindi non potevo accendere una torcia per spaventare i lupi. E non potevo fuggire da nessuna parte. Sarei dovuta restare a combattere.

Avevo soltanto le forbici. Brillarono e, per una volta, ne fui grata. Le appoggiai contro la mussola grezza della tenda e iniziarono a spuntare e tagliuzzare, aiutandomi mentre intrecciavo e intessevo con foga fino a ottenere una fune robusta. La lanciai sull’albero e mi arrampicai, graffiandomi la pelle ogni volta che sfioravo la corteccia secca. Il ringhio sotto di me diventava sempre più forte.

Poi i lupi mi furono addosso. Alla luce della luna intravidi la pelliccia nera e gli occhi iniettati di sangue, affamati. Ce n’erano cinque, anzi, sei.

Soffocai un urlo. “C’è del cibo nella tenda” avrei voluto dire loro. Una parte di me provava pietà per le loro figure scarne e trasandate. Ma poi i loro occhi si posarono su di me: ero io la loro preda.

Il primo lupo spiccò un balzo.



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